domenica 9 giugno 2013

Berlusconi al Foglio

Proprio stamattina stavo giocando a calcio con mio figlio Alvise in corte quando è passato un caro amico, nonchè vicino di casa, che mi ha parlato di questo articolo dando lo spunto per questo post: grazie Luigino!!! 

Mi pare molto utile inquadrare il senso dell'azione politica del Pdl al governo e di Berlusconi, sia per rendere merito della statura politica della nostra azione chiarendo alcuni temi.

Berlusconi, oramai, mette persino in conto di poter essere definitivamente condannato, in particolare per  l'incredibile vicenda della pubblicazione di un'intercettazione comparsa sul Giornale, la famosa "abbiamo una banca?" dell'allora segretario dei Ds Piero Fassino.
Incredibile perchè sappiamo ormai tutti come la storia politica d'Italia dal 1992 ad oggi sia basata sull'abuso di intercettazioni e la pubblicazione di atti della magistratura che da teorema accusatorio, non ancora provato e spesso poi smentito dalle sentenze diventavano un formidabile strumento di lotta politica e verità assoluta.
Facendo così anche la fortuna economica e mediatica di alcune testate, da "Repubblica" al "Fatto" e della fama dei loro alfieri strabici Scalfari, Giannini, Gomez, Padellaro, Travaglio per i quali non faccio mistero di aver pochissima stima (non che la cosa li preoccupi, credo...)
Ebbene nonostante la situazione giudiziaria "ad personam" - l'unico vero fattore ad personam della giustizia italiana è che comunque la colpa è di Berlusconi - si conferma la fiducia al governo Letta per fare quelle cose di cui ha bisogno il paese, così come lo si era fatto con Monti ed il suo governo da tutti invocato di salute nazionale".
L'Italia deve fare la propria parte a casa propria, abbattendo i costi e le spese inutili, che ci sono e sono molto importanti, sia sotto forma di spese improduttive o addirittura dannose, che sotto forma di burocrazia incapace, macchinosa e paralizzante:
1) abbassare le tasse;
2) ridurre gli sprechi;
3) far ripartire l'economia;
4) semplificare la burocrazia.
Ma sarà altrettanto importante l'azione del governo in Europa, perchè l'Europa unita è, secondo me, un grandissimo progetto sociale, politico ed economico ma deve funzionare per tutti altrimenti perde senso e diventa un peso.


“Ho sostenuto Monti nella fase critica, ho accettato che (...) una soluzione tecnocratica riaprisse spazi che sembravano chiusi per la nostra economia e per la nostra immagine in Europa, ho avvertito che c’era un limite (...), varcato quel limite (...)sono ridisceso in campo e ho fatto la mia parte (...). Credo di avere dato un contributo decisivo a una sana stabilizzazione (...) confermata dalla assennata scelta di rieleggere un presidente di garanzia come Giorgio Napolitano e di fare il governo possibile con una persona rispettabile come Enrico Letta”.

“Il metro di misura per calibrare con senso della realtà e senso dello stato e della comunità un giudizio sull’avvenire di questo paese (...) è l’economia”, dice Berlusconi. “Parlo praticamente ogni giorno con imprenditori, sindacalisti, artigiani, commercianti e altri soggetti sociali di un paese oggi in grave crisi. Certe cose vanno fatte e subito: alleviare le tasse sul lavoro, risolvere il guaio grosso dell’Imu, fare attenzione anche all’Iva (...). Bisogna trovare risorse, destinarle a impieghi produttivi, mettere le imprese in condizione di riprendersi e non solo nel settore votato all’esportazione, tagliando il molto grasso che c’è ancora da tagliare nella spesa pubblica. In due, tre anni, va spazzata via la struttura punitiva di una tassa come (...) l'Irap, e le assunzioni devono poter avvenire a costi fiscali incoraggianti, nettamente al ribasso se non azzerati, a partire da subito. Prima è meglio è. Così, per l’edilizia, bisogna radicalmente riformare i regimi autorizzativi e mettere tutti in grado di dare una mano, creando lavoro e profitto d’impresa, in un contesto di formidabile liberalizzazione. Ma non basta, non basta, non basta ancora”.

“Ecco. Qui si misura la vitalità di un governo (...). Bisogna che il governo sappia con autorevolezza ingaggiare un braccio di ferro, senza strepiti ma con grande risoluzione, allo scopo di convincere i paesi trainanti dell’Europa, e in particolare la Germania di Angela Merkel, che siamo di fronte a una alternativa secca: o si rimette in moto in forma decisamente espansiva il motore dell’economia, compreso quello finanziario legato alla moneta unica, uscendo dalla paralizzante enfatizzazione della crisi da debito pubblico, oppure le ragioni strategiche della solidarietà nella costruzione europea, dall’unione bancaria a tutto il resto, si esauriscono e si illanguidiscono fino alla rottura dell’equilibrio attuale”.

"Un’Italia che perde ancora peso e ricchezza oltre quello che ha già perso, pronta ad essere messa all’incanto con metodi egemonici da chi è in posizione di forza, non è per noi uomini del nord, per noi imprenditori e politici di un paese che in parte è ancora da risanare e da unificare, una prospettiva accettabile. Questo è il contenuto vero di quello che chiamo il braccio di ferro. O è così o ciascuno deve trovare le proprie soluzioni nazionali o regionali, scomponendo i meccanismi dell’area dell’euro”.

Poi uno magari pensa all’America, al Giappone, alla Gran Bretagna, e si dice: ma qui le strategie della ripresa sono in marcia, anche con qualche cospicuo risultato. “Sì, ma lì si stampa moneta in quantità inimmaginabili, e la sfida alla recessione si fa con le armi della libera e sovrana determinazione del livello di liquidità in circolazione. La differenza è tutta qui. Se la paura dell’inflazione e un criterio rigorista astratto diventano una prigione o cappio monetario, allora bisogna cambiare.(...) O la nostra voce alta e forte si farà sentire oppure il governo perderà la legittimazione popolare che l’unità nazionale, in sostegno di una larga coalizione, gli garantisce. Altro che i processi. Queste scemenze lasciamo che le dicano i maniaci dell’antiberlusconismo”. 

Avviata tra commenti sospettosi, termina con un duro criterio di realismo politico che riguarda non le persone e le beghe di lobby e di partito, ma un paese che deve battersi per sopravvivere e rilanciarsi sul serio dopo decenni di bassa produttività, di bassa competitività, e dopo una fase dell’euro che si è rivelata tortuosa. “Ecco”, aggiunge Berlusconi, “tortuosa è la parola purtroppo giusta. Di una tortuosità tale per cui ora un governo si giustifica se è in grado di raddrizzarla. Punto e basta”.

Per chi avesse piacere, aggiungiamo di seguito il link all'articolo per una lettura completa

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