domenica 4 novembre 2012

Un incontro sulla Città Metropolitana a Villa dei Leoni

E’ stata una serata veramente deludente quella che ha riunito il “Comitato per Mira protagonista nella Città Metropolitana” al piano nobile della Villa Contarini dei Leoni martedì 30 ottobre.
L’ospite della serata era il Prof. Bortolussi che avrebbe dovuto illustrare le possibili economie ottenibili con la Città Metropolitana.
Invece la serata è passata senza alcun contributo in questa direzione tanto che una buona parte del pubblico si è alzato ben prima che l’appuntamento volgesse al termine.
E’ stata un’occasione persa, un’occasione ghiotta data la qualità in campo statistico-economico dell’ospite.
Sicuramente non si può polemizzare con gli organizzatori, né con i presenti che hanno rivolto al Prof. più di un invito ad affrontare il problema, senza però ricevere nulla di circostanziato ma solo delle risposte vaghe e generiche.
Durante la serata Bortolussi ha comunque detto molte cose che mi vedono concorde.
Certamente la prima è che il problema dei conti pubblici italiani NON è l’evasione fiscale.
Quest’ultima di certo è un reato, ma se è vero com’è vero che la pressione fiscale reale è pari al 68%, allora bisognerebbe veramente chiedersi se stiamo andando nella direzione giusta o se stiamo dando troppi giri di vite e troppo stretti all’economia del paese.
Infatti l’Italia, nonostante tutto quello che dice la stampa e certa parte della politica, rimane la 3° economia d’Europa per PIL e dato che l’alta tassazione è connessa proprio al PIL ne risulta che allo Stato Italiano i soldi non mancano, il problema, semmai, è dove finiscono, quali sono i mille rivoli che disperdono il tesoro delle nostre tasse.
Il problema della spesa è centrale, ma va isolata dalla spesa sociale, perchè non è certo l’abbondanza di asili nido, di scuole, di palestre che ha rovinato i nostri conti pubblici: stiamo cercando di riempire uno scolapasta! Non ha senso farlo senza prima tappare i buchi.
Ora bisogna snellire lo stato, i diversi livelli istituzionali, occorre che i servizi pubblici, o meglio in mano pubblica, tornino a far parte del mercato, siano acquisibili e vendibili.
Bisogna che diventino la molla sulla quale si può far espandere l’economia dl paese. Ma per questo occorre diminuire drasticamente le tasse, quelle proprie e quelle improprie che stanno strangolando il paese, tanto che per molte imprese oggi, l’evasione non è più soltanto un reato, è diventato anche l’unico mezzo per sopravvivere.
E’ stato comunque molto interessante, oltre che una soddisfazione personale, apprendere che l’ex candidato del centrosinistra alla nostra regione che la nostra NON è la più bella Costituzione del mondo, come va dicendo Bersani, e che la riforma del Titolo V è ineluttabile, ma anche modificare qualcosa sul Titolo IV dovrebbe essere all’ordine del giorno, a nostro giudizio.
Mi auguro che Benigni non sia strapagato come al solito per portare avanti sulla Tv pubblica questa favola della miglior Costituzione al mondo, magari dopo aver “rassicurato” i contribuenti sul fatto che poi devolverà i suoi guadagni in beneficienza (grandissima ipocrisia tipica della sinistra).
Ho apprezzato l’autocritica fatta sulle lenti dell’ideologia che ha sempre impedito la sinistra di capire ed interpretare la realtà economica degli ultimi 30 anni.
Bortolussi ha detto, magari credendo di avere di fronte solo un pubblico amico, che il PCI prima, e i suoi eredi poi, compresi i sindacati, non hanno mai capito nulla di economia ed in particolare del modello veneto, inteso come piccola e media impresa, quella che da il lavoro ad oltre il 58% dei lavoratori, quella piccola e media impresa i cui ideali e bisogni, le cui istanze per primi, noi di Forza Italia, avevamo fatto nostri e che con il PdL non sembriamo più in grado di difendere.
Una terza cosa che mi sento di condividere tra quelle dette è la necessità di introdurre un vero federalismo: che significa MERITO, come capacità/necessità di promuovere il proprio territorio, SOLIDARIETA’ perché una parte deve servire ad aiutare gli altri territori (ma non a nostro discapito) ma soprattutto RESPONSABILITA’ perché ogni territorio è responsabile dei soldi che spende e nessuno meglio di chi è vicino alla fonte di spesa riesce a controllare.
Sono rimasto estremamente deluso, invece, quando il prof. sbagliando, ma non è di certo l’unico professore a farlo  di questi tempi, ha affermato che “non gli interessa quello che ha da dire il centrodestra”, perché così dimostra anche lui di inforcare le lenti dell’ideologia, ma forse si sentiva in debito verso il proprio pubblico per le confessioni appena fatte.
Perché far funzionare la città metropolitana significherà trovare un punto di incontro tra tutte le forze politiche in primis per arrivare alla definizione dello statuto temporaneo e poi per quello finale: sarebbe una bella prova di capacità di gestione dal basso di un cambiamento importante della nostra architettura istituzionale.
Ma soprattutto sarebbe necessario togliersi le lenti dell’ideologia e del disprezzo (perché quello è il sentimento manifestato) per fare quelle riforme di cui il Paese ha bisogno, per cambiare la spesa dello stato, identificabile in una principale riforma, quella dei costi standard, necessaria e che deve essere fatta con la serietà e l’impegno di tutti.
Quanto all’associazione devo dire che sta perdendo gran parte del suo significato e nonostante l’apprezzamento personale per molti dei partecipanti, sembra si stia trasformando in una sorta di comitato elettorale, in ultima istanza proprio giovedì è stata proposta la candidatura di Bortolussi a possibile sindaco della Città Metropolitana, nel qual caso, viste le sue dichiarazioni, non potrei che augurargli che finisca come l’ultima volta…sconfitto!!!
Invece, sarebbe  auspicabile ed opportuno che quelle forze che dichiarano di credere nell’opportunità offerta dall’istituzione della Città Metropolitana, fossero anche in grado di farsi portatrici di tali istanze consci che per ottenere risultati si deve giungere ad accordi.
Ed in questo l’area di Mira/Dolo/Mirano risulta al centro dell’area metropolitana, sia che rimanga quella coincidente con la Provincia di Venezia, sia che si espanda (come sarebbe giusto) all’area della PaTreVe.
Deve giocare le proprie possibilità in vista di uno sviluppo che diventa possibile e necessario e non rassegnarsi ad essere la risultante dell’incrocio di due o tre periferie.
Quest’area deve reclamare con forza il proprio ruolo in tutte le aree dell’economia, nel turismo come nella produzione, nella distribuzione media e grande e nella logistica o ne subirà le conseguenze: non ci si può limitare ad ospitare solo pensioncine ed hotel abbastanza piccoli da non disturbare le strutture Veneziane.
Abbiamo davanti a noi una sfida importante che deve essere affronta evinta, in primis, con la convinzione di chi ci crede e non per questo non ha paura di spendersi, senza arrendersi al cinismo e al pessimismo.
Jacopo Carraro